In San Vittore a Varese, lunedì 21 Ottobre, il ricordo di Domenichino del Sacro Monte

A 74 anni dalla morte di Domenichino del Sacro Monte di Varese il prevosto, monsignor Gabriele Gioia, invita i fedeli a prendere parte ad un momento di riflessione e preghiera, dopo il saluto di monsignor Eros Monti, arciprete del santuario di santa Maria del Monte e l’intervento di monsignor Ennio Apeciti, responsabile del Servizio per le cause dei santi dell’Arcidiocesi di Milano.

L’incontro, nella basilica di San Vittore, lunedì 21 Ottobre, con inizio alle ore 20.30 sarà coordinato dal giornalista Gianfranco Fabi e sarà accompagnato dalla lettura di brani scelti e da musiche eseguite all’organo.

Nell’occasione sarà anche presentato il libro di Carla Tocchetti “Domenichino del Sacro monte di Varese”, Macchione Pietro Editore, pp. 240, € 20.

Chi è Domenichino lo spiega bene in “Santi e Beati” Antonio Borrelli che annota come «ai tanti giovani morti in odore di santità e per questo definiti “Testimoni della fede del nostro tempo” va aggiunto l’adolescente Domenico Zamberletti (fratello del fondatore della Protezione civile italiana), che nacque e morì, a 13 anni, all’ombra del Santuario dell’Assunta al Sacro Monte di Varese.
Domenichino, come verrà comunemente chiamato, nacque il 24 agosto 1936, ultimo di tre fratelli nell’Albergo del Sacro Monte, di cui i genitori erano proprietari e gestori. Famiglia agiata e ricca di sentimenti umani e cristiani che seppe trasmettere ai figli, specie al più piccolo Domenico, il quale già in tenera età era pieno di bontà per i poveri, al punto di disporre che in cucina si preparasse un piatto in più per il “Cristo affamato”, infatti tutti i giorni si presentava qualche povero all’albergo, bisognoso di cibo.
Pur essendo il “padroncino”, aiutava personalmente la servitù che trattava come fratelli. La preghiera lo attraeva notevolmente, al punto che un giorno una suora dovette scuoterlo dal suo raccoglimento per farlo andare via e lui: ”È già ora di andare? Non mi accorgo del tempo che passa”.
Amava la musica in modo particolare e ancora piccolo aveva iniziato a suonare esercitandosi sul pianoforte dell’Albergo del Sacro Monte, improvvisando delicate melodie.
A 9 anni divenne addirittura organista ufficiale del Santuario; seguendo il consiglio del padre, prese a suonare senza spartito durante la Consacrazione, lasciando spazio al cuore di suonare ciò che sentiva.
E una volta una signora, commossa dalla melodia inedita, ne chiese lo spartito e Domenico rispose: “Mah… non ce l’ho! La musica mi è sgorgata dal cuore, ma io non ricordo nemmeno una nota”; continuò a suonare liberamente melodie stupende, anche per i propri compagni e parenti.
Scelse di andare a scuola presso il Collegio Salesiano di Varese, per raggiungerlo prendeva ogni mattina la “cremagliera” del Monte e poi il tram.
Intelligente, sveglio, curioso, con la guida del suo confessore, con la preghiera, la mortificazione e il compiere gioiosamente i doveri, riuscì a raggiungere mete spirituali sconosciute a molti degli allievi.
Ogni mattino, prima della scuola, il “ragazzo del Sacro Monte” si recava nella cappella del collegio e qui davanti alle immagini della Madonna Ausiliatrice, di s. Giovanni Bosco e s. Domenico Savio, Domenichino, come veniva chiamato per distinguerlo dal santo, pregava e si confidava con i suoi celesti protettori.
Ma il Signore voleva da lui ancora di più; ai primi di gennaio del 1949 si presentarono i primi sintomi con una pleurite, di una grave malattia che avrebbe stroncato tutti i suoi sogni e quelli degli altri che l’amavano: la leucemia.
Seguirono otto mesi d’intense sofferenze, offerte dal suo letto di dolore per il Papa, il clero, i malati, i fanciulli poveri e gli educatori; proferì varie frasi degne di un santo, anche se aveva poco più di 13 anni.
“So che non guarirò, il Paradiso è assicurato”, “Non voglio essere incosciente quando muoio… è Domenico Savio che mi viene incontro”, “Mamma, quando non ci sarò più, va a trovare i bambini che soffrono negli ospedali, va a nome mio. Hanno tanto bisogno di conforto”, “Mi sarebbe piaciuto tanto aver potuto tenere Gesù nelle mie mani, ma si vede che devo essere sacerdote in Paradiso”, “Mamma ho chiesto alla Mamma Celeste di venirti a consolare”.
E nell’anno in cui il suo grande amico e confidente Domenico Savio, veniva proclamato beato, Domenichino Zamberletti moriva il 29 maggio 1950, spirando con un grido gioioso: “Mamma mi viene incontro la Madonna!”.
La sua tomba è nel cimitero del Sacro Monte di Varese».

Didascalia: interno Basilica san Vittore, foto archivio Vareseinluce

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